Ottavio Sabia in mostra a Castelsangiovanni – Minimalismo e paesaggi
Non si può negare che la vita talvolta ci riservi qualche lieta sorpresa, quasi a compensare le molte sgradevoli; ed in questo senso si può dire che la mostra di pittura di Ottavio Sabia, che resterà aperta fino al 9 ottobre presso il centro culturale di Castelsangiovanni, sia veramente tale. La sorpresa consiste non solo nella validità artistica delle opere di Otsa (questo è lo pseudonimo da lui adottato), sulla quale si potranno registrare anche pareri constrastanti, quanto nel fatto che egli si è inventato pittore dopo una lunga carriera di funzionario di banca, lasciando affiorare questa passione all’insaputa di molti. A questo punto ci sembra di udire l’esclamazione: “un altro pittore della domenica!”, e forse si potrebbe anche essere d’accordo se non fosse per il fatto che l’appartenenza alla categoria dei pittori del fine settimana richiede una dedizione totale a questo hobby, una passione che spesso travalica anche l’impegno dei cosiddetti professionisti, e che va ben oltre le pure ore del week end. Non si pensi però che Sabia sia un pittore en plain air o di tele di grandi dimensioni; la sua pittura è sì fatta di grandi orizzonti ma ricondotti entro il piccolo formato, ed è realizzata con meticolosità certosina, quasi da miniatura. È pittura di paesaggio, composta principalmente da visioni dell’amata Portovenere, dai mari delle isole greche, o dalle contrade deserte del Sud dell’Italia, con i muri bianchi delle loro case. Non si può ancora dire con chiarezza quale sia la corrente di pittura nella quale Otsa si può collocare; a me sembra che la si possa definire “pittura minimalista di paesaggio”, ricca di spunti fotografici sui quali egli ha lavorato con cura ed accanimento. Ciò che gli auguriamo è di poter concretizzare quanto le parole di un altro pittore, Braghieri, dicono nella brochure di presentazione, e cioè che anche Paul Gauguin aveva inizialmente lavorato in banca, per poi diventare quel grande artista che tutti conosciamo. Il nostro augurio è che, fatte le debite proporzioni, anche l’amico Ottavio possa approdare felicemente ad una sua Tahiti locale e regalarci quadri ancora più ricchi di sogno e d’inquietanti presenze come quelle che appaiono in Gauguin.
Luigi Paraboschi
da “CORRIERE PADANO ” – 6 Ottobre 2000